Ciao Toni
    Quando muore un amico, si apre un vuoto grande nel nostro cuore: quando l’amico che ci lascia per sempre lo fa nel modo tragico ed improvviso di Toni Bisaglia ancor più grandi sono lo stupore misto ad incredulità, lo sbigottimento ed il dolore.
E partito per l’ultimo viaggio cadendo in mare: lui uomo di pianura, di quel Polesine terra di acque e di fiumi maestosi. Era poco abituato al mare, amante invece e soprattutto delle sue montagne e delle sue vallate venete. E partito lasciando in tutti noi un amaro rimpianto ed un insegnamento fecondo.
Il rimpianto di non averlo più fra di noi, come sempre attento e puntuale ad ogni scadenza, ad ogni impegno in cui fosse chiamato dal partito per consigliare, proporre soluzioni, suggerire nuove idee: sempre disponibile al dialogo ed a ricercare, nella chiarezza dei propositi la più vasta unità di intenti.
E’ stato un rimpianto corale della DC italiana, i dirigenti della quale si sono stretti attorno alla bara del presidente del gruppo senatoriale del partito a piazza del Gesù e nella chiesa del Gesù.
A Rovigo poi c’era tutto il Polesine bianco e tantissimi veneti e friulani. Era tornato nel duomo della sua città, nella sua parrocchia per l’ultimo incontro con la sua gente e per ricollegarsi a quella terra da lui tanto amata e per la quale aveva speso quarant’anni di tenace militanza politica.
Proprio la coerenza con cui ha svolto la sua militanza di democratico cristiano (dalle prime battaglie elettorali del ‘48 nelle rosse contrade del Polesine sino ai prestigiosi incarichi di partito e di governo e, ultimamente, parlamentare) è l’insegnamento più grande che ci lascia in eredità Bisaglia.

Ero quindicenne quando nella sala parrocchiale del mio paese, l’allora segretario provinciale DC Bisaglia incontrò un gruppo di giovani cattolici. Eravamo criticissimi come potevano esserlo in quegli anni conciliari coloro delle nuove generazioni cattoliche che, quotidianamente, si formavano sull’Avvenire d’Italia di La Valle, Pratesi, padre Balducci e David Turoldo.

C’era già stata da qualche anno la Domus Mariae e Toni che nella sede di quell’istituto non c’era, aveva già scelto la sua parte nella DC, accanto a Rumor. Fui colpito dalla caparbia ed intransigente difesa delle sue opinioni e dalla puntualità delle risposte (non tutte, per la verità, per me convincenti) date ai miei numerosissimi quesiti.
Fu all’indomani di quell’incontro che decisi di entrare anch‘io nelle file della Democrazia cristiana, iniziando con Toni un ‘esperienza politica umana di partito quanto mai viva e dialettica (ero allora, a Rovigo, unico organizzatore dell’opposizione interna proprio nel momento in cui cresceva e si consolidava la sua egemonia).
Fu un ‘esperienza, a volte dura, come, spesso, dure furono le nostre contrapposizioni in ordine a scelte decisive circa la politica del partito (centro-sinistra e sua gestione; doroteismo e Moro; governo Andreotti 2-Malagodi; solidarietà nazionale).
Alla fine scoprimmo l’esigenza dell’incontro di quelle due anime storiche essenziali della DC veneta: quella moderata che ebbe in lui, specie negli ultimi anni il suo massimo esponente (e come era orgoglioso di sentirsi chiamato «moderato o «doroteo”, lui che, come spesso ripeteva, alla Domus Mariae non aveva partecipato) e quella cristiano-sociale di derivazione sindacale ed aclista.
E fu un incontro essenziale per le scelte successive e l’inizio di una stagione politica nel Veneto ed a Roma fervidissima di iniziative politiche non ancora del tutto completate.
Sì, veramente sei stato per me, come per tanti altri della mia generazione, un punto di riferimento dialettico essenziale a Rovigo, come nel Veneto ed a Roma, con il quale, con la brutale franchezza dei rivieraschi polesani (tu dell’Adige ed io del Po) mi sono sempre confrontato ritrovando sulle cose fondamentali una consonanza di notevole valore umano e di significato per l’ esperienza politica.

Sei stato, alla fine e soprattutto, un democratico cristiano a tempo pieno ed a servizio totale: non hai mai snobbato alcuna delle scadenze politico-organizzative (dalle più modeste riunioni sezionali che tanto amavi per non perdere il contatto con la realtà degli iscritti, a quelle dei comitati provinciali e regionali, alle quali ultime non sei quasi mai mancato) intervenendo sempre con quel tuo stile di cui, oggi giustamente, ti viene riconosciuto il merito.
In te hanno creduto e si sono identificate intere generazioni di democratici cristiani veneti che in duomo a Rovigo, nell’ultimo saluto, ti si sono stretti intorno in un indimenticabile abbraccio. Ti ricorderemo nella preghiera e continuando nella nostra coerente militanza politica mentre tu riposi in pace.
Ciao Toni, e che la dolce e martoriata terra polesana che ti raccoglie nelle sue braccia ti sia lieve.

(dal libro di Ettore Bonalberti: “ Il caso Forze Nuove- Dal Preambolo alla quarta Fase”- Ed. Cinque Lune-1993)